Care amiche, cari amici, eccomi a voi con la nuova Newsletter dello Studio Gaudenzi.
Oggi vi chiederò un notevole sforzo di memoria, anzi, chiedo a chi l’ha visto di ripensare alle grosse moto con manubri lunghissimi, i Chopper, in viaggio sulla famosa US Route 66 con Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson nel film “Easy Rider” del 1969, e a chi non l’ha visto di trovare il tempo di guardarlo per tornare indietro nel tempo ed assaporare lo spirito di quegli anni.
Bene, ora che siamo nel passato, immaginiamo che sul chopper “Capitan America”, quello col famoso serbatoio dipinto come la bandiera americana, ci sia un giovanotto alto e biondo, sconosciuto, ma molto sicuro, che non vaga, libero, sulla Statale verso la Louisiana in cerca della libertà, ma entra negli Uffici della Direzione della Harley Davidson come giovanissimo ingegnere spaziale appena laureato a Stanford con master al MIT in Management.
Peter Senge fu chiamato in quella prestigiosa sede per la sua tesi scientifica sul cambiamento; eravamo ai primi anni Settanta, economicamente era un altro mondo, ma le cose cambiavano in fretta anche allora, ed egli sostenne che ogni cambiamento deve affrontare quattro sfide:
a) Serve un caso che spinga al cambiamento;
b) Serve il tempo necessario ad attuarlo;
c) Serve aiuto competente a realizzarlo;
d) Serve la rimozione di ogni barriera che si dovesse frapporre.
Harley Davidson era una delle aziende più note al mondo e si era rivolta ad un giovane ingegnere, ancora quasi sconosciuto, perché in Consiglio avevano già avuto la percezione di perdere terreno sulla produzione giapponese, sapevano che dovevano cambiare e Peter Senge era un vero innovatore.
In quegli anni l’Italia rispetto ad oggi era davvero un altro paese: era il primo paese al mondo per turismo in entrata, si registrava una crescita costante in ogni campo, l’indebitamento dello Stato era insignificante, la lira era fra le monete più stabili e solide al mondo, la bilancia dei pagamenti import-export in forte attivo, il made in Italy nasceva in quegli anni, gli elettrodomestici, principalmente frigoriferi e lavatrici, come i mobili erano esportati dovunque e la produzione non era mai sufficiente a soddisfare la domanda crescente; le Fiere e Mostre internazionali più importanti erano a Milano e a Firenze, il design delle auto italiane era unico al mondo; basta fare un confronto fra una Volvo o una Mercedes del 1960 con una qualunque delle auto italiane per avere percezione di una differenza abissale.
Nel decennio seguente si presentò il primo cigno nero del dopoguerra, la crisi petrolifera del 1973 che segnò la fine del periodo del boom economico, dell’auto per tutti, del carosello e della villeggiatura, si affacciarono anni difficili con aspre lotte sindacali, anni di piombo, divario sociale crescente, amministrazione pubblica incapace di aggiornarsi perciò arretrata e inefficiente, zavorra per le aziende, turismo in calo, crescita azzerata e PIL in sofferenza.
Le aziende rimasero paralizzate a lungo, come un atleta in corsa, soddisfatto e sorridente, vicino al traguardo e solo al comando, che improvvisamente cada a terra e rimanga sdraiato incapace di rialzarsi dallo stupore.
In questa situazione si presentarono sulla scena economica mondiale le nuove tesi delle “Organizzazioni Snelle”, o Lean Organizations, nate dalla crisi e caratterizzate dalla impellente necessità di far dimagrire le aziende, di ridurne dimensioni e costi, spostando parte delle attività su aziende esterne specializzate e, infine, identificare ed eliminare i possibili sprechi alla ricerca costante di migliorare la qualità.
Le Organizzazioni snelle furono una buona soluzione per quegli anni così difficili e molte realtà aziendali e professionali migliorarono sensibilmente la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, ottimizzando costi e processi senza aumentare la spesa.
Con la ripresa degli anni Ottanta emerse una nuova esigenza abbastanza generalizzata: nella competizione globale non bastava più soltanto l’efficienza, all’Impresa per crescere serviva ancora di più rimanere costantemente al passo coi tempi e, caratteristica che spunta alla fine del decennio, la creatività necessaria a differenziarsi.
Ma se l’Impresa è completamente orientata alla verifica dei processi per migliorare la qualità ed eliminare gli sprechi, allora perde di vista le nuove esigenze rimanendo indietro; ed ecco che si rifà vivo il nostro giovanottone con l’Harley Davidson: Peter Senge pubblica un libro, la Quinta Disciplina, che lo pone al vertice dei grandi pensatori di organizzazione aziendale.
In questo testo, considerato la pietra angolare dell’intero Novecento e che gli è valso infiniti riconoscimenti in tutto il mondo, Senge ci spinge a considerare la necessità di trasformare ogni Impresa in Organizzazione che “impara”, una “Learning Organization”, una sorta di formazione continua aziendale basata sulle cinque discipline:
- La padronanza di sé, disciplina necessaria a mantenere la concentrazione sugli obiettivi, sulle energie utili e per lo sviluppo della visione oggettiva della realtà;
- I modelli mentali, ovvero credenze, generalizzazioni che inconsciamente influenzano la nostra visione del mondo e perfino le nostre azioni;
- La visione condivisa, una immagine virtuale del futuro da costruire insieme: impegno e identità comune, non conformismo;
- La formazione di gruppo, o team learning: nasce il dialogo e si abbandonano le credenze individuali, limitanti, per entrare nel mondo del genuino pensiero di gruppo;
- Il Pensiero Sistemico, ecco la quinta disciplina, la visione globale che integra le altre quattro.
In sostanza il messaggio di Peter Senge alle Imprese trae origine dagli anni Sessanta, anni della produzione volta a soddisfare una domanda crescente, attraversa la crisi degli anni Settanta, con le aziende bloccate, pressoché incapaci di reagire al crollo della domanda, e gli anni Ottanta, l’inizio della globalizzazione diffusa e della competizione planetaria, per indicare, con le sue cinque discipline, una via che garantisce ad ogni Imprenditore il successo della sua attività e la permanenza nel mercato.
“Più veloce non significa necessariamente più brillante. In questo mondo che accelera di continuo, molte aziende diventano incredibilmente reattive, ma la gara verrà vinta da coloro che saranno in grado di pensare e riflettere velocemente piuttosto che da coloro che inizieranno semplicemente a correre.”
“Nel lungo termine i risultati migliori dipendono da una formazione migliore.” Peter Senge