Nel nostro ultimo incontro avevo sottolineato la disponibilità ad affrontare temi proposti da Voi, care lettrici e cari lettori, e, senza dimenticare il programma dei prossimi mesi, dedico molto volentieri queste riflessioni di oggi a due argomenti che suscitano preoccupazione e grande interesse in due lettrici che me li hanno suggeriti.
Il primo di questi è un problema di equilibrio. Se ci fermiamo a riflettere sul nostro quotidiano, vediamo come molti aspetti dipendano da scelte che implicano di non fare una cosa per non dover accettare ciò che ne consegue, oppure di farla per la ragione opposta: ad esempio, evitiamo troppe “apericene” per una scelta di attenzione al peso, oppure andiamo in palestra per recuperare il tono.
Ma se aggiungiamo un poco di peso psicologico al problema, possiamo apprezzare anche l’importanza delle valutazioni del tipo “troppo lavoro” oppure “troppo impegno” e ancora “sempre connessi alla rete o ai social o al lavoro” rispetto alle persone che vivono con noi e che vedono un impegno esagerato, un vero “chiodo fisso” nel nostro eventuale rapporto con qualcosa, che può essere il lavoro, ma anche qualcos’altro… lo sport, il calcio, l’allenamento, il computer.
L’equilibrio è vitale in ogni aspetto: se riusciamo a mantenere un certo distacco e
valutiamo dall’esterno, allontanandoci un poco dal problema, potremo vedere come sarebbe diverso un comportamento meno incisivo, più diplomatico, più ragionato e indirizzato all’efficacia del fare, dell’azione.
In pratica, quello che serve per ottenere risultati facendo impresa, quello di cui ci siamo occupati in tutti i nostri precedenti incontri, è anche la chiave del nostro equilibrio fra lavoro e famiglia, fra tempo libero e spazio personale e spazio per gli altri, fra ciò che facciamo e ciò che vorremmo fare.
Uno dei punti importanti venuti fuori in tempi recenti con il lavoro in remoto, l’equilibrio vita-lavoro o “work-life balance” se si vuole fare una ricerca in rete, è stato affrontato con studi specifici fino dagli anni Ottanta ma la diffusione ragionata e divulgativa è iniziata dopo il Duemila; e, un po’ tutti delegano a noi una necessaria attenzione al comportamento sensato e privo di eccessi.
Non che ci servisse, a dir la verità, lo sapevamo anche prima; tuttavia, preferisco lasciare una breve indicazione di alcuni punti utili per verificare quanto siamo “equilibrati”:
- Non lasciare al caso il tuo equilibrio vita-lavoro (o sport-famiglia, o altro). È indispensabile una pianificazione del tempo da dedicare alle attività;
- Definisci le tue priorità e sii pronto a modificarle in meglio;
- Rispetta il piano, aggiornalo se non è soddisfacente; gestisci il tuo tempo;
- Impara a dire NO, è essenziale per rispettare il piano. Solo se si impara a dire NO si potranno dire mille SÌ ed aumentare la nostra disponibilità;
- Insegui le tue passioni (segui il sogno), se rinunci impedisci l’equilibrio. “Accendi un sogno e lascialo bruciare in te.” (W. Shakespeare)
Il secondo argomento richiesto è l’uso della memoria, ovvero del perché alcuni ricordino tutto ed altri sembrino dimenticarsi anche dell’indirizzo di casa.
Ho affrontato questo problema anni fa, in relazione ai processi utilizzati in azienda volti ad ottimizzare l’impiego delle risorse per la qualità. Dico questo per chiarire che non sono uno psicologo né uno specialista del settore ma, come molti voi, sono curioso e interessato a quello che ci circonda e cerco sempre di documentarmi e approfondire.
Quasi tutti gli studi sui metodi di memorizzazione efficace concordano sul fatto che il ricordare non sia questione genetica ma puramente tecnica; ovvero, tutti abbiamo la stessa memoria, la stessa capacità di ricordare, ma mentre alcuni hanno sviluppato una capacità di ricordare alcune cose senza sforzo apparente, altri non ricordano le cose che accadono, i fatti del giorno, i libri letti, o magari cosa hanno in frigo.
Ma cosa dice la scienza al riguardo? Moltissimi libri sono stati scritti sull’argomento, pensiamo soltanto che anche gli antichi usavano metodi e tecniche per ricordare. Molto nota è la Tecnica dei Luoghi ciceroniana ma già in tempi ancora più antichi veniva utilizzato il metodo del Palazzo della Memoria.
Ci torniamo fra un momento, intanto prendiamo posizione su un punto:
Se non abbiamo in mente quello che stiamo facendo, il luogo dove siamo, le cose che stiamo leggendo, le frasi che stiamo ascoltando non potremo ricordarle, non faranno parte di noi… dobbiamo vivere con pienezza il presente!
È essenziale mantenere la concentrazione sul presente, per gli antichi era “Hic et Nunc” in latino e “Kairos” in greco, è ancora oggi il “qui e ora” in Yoga e “Be here now” per indicare la piena consapevolezza dell’attimo in cui stiamo vivendo adesso. C’entra qualcosa questo con il ricordare se manca il latte o di ritirare le camicie in lavanderia? Ebbene sì.
Facciamocene una ragione; se viviamo il presente non ci cade il lapis di mano, non si lasciano sulla scrivania le chiavi della macchina né a casa la lista della spesa e, perfino il cellulare sarà dove deve essere.
Se superiamo questo primo scoglio, ovvero l’attenzione che dobbiamo prestare per poter ricordare, possiamo azzardare il passo successivo, la tecnica degli antichi che consiste nel consegnare agli oggetti che vediamo la cosa che dobbiamo ricordare; per esempio, se sono in una sala e prima dell’incontro in cui devo parlare voglio ricordarmi i quattro punti da affrontare, potrei pensare al primo, l’indice dei contenuti, affisso alla porta d’ingresso della sala, il secondo argomento appoggiato all’estintore, il terzo sul videoproiettore ed il quarto appeso alla porta di servizio a destra.
In questo modo con il semplice sguardo alla sala avrei di fronte tutti gli argomenti da trattare.
Lo spazio è tiranno, se vorrete dovremo tornare su questi argomenti, adesso è ora di lasciarvi alle riflessioni di questi due argomenti, ma non dimenticate la ricerca dell’equilibrio che porta con sé efficienza e serenità e l’applicazione necessaria a migliorare l’uso della memoria, un piccolo passo ogni giorno avvicina il risultato e dà pienezza alla vita.
La citazione di oggi è un inno alla speranza:
“Perché nasca una prateria, bastano un trifoglio, un’ape e un sogno.
E se non ci sono le api e il trifoglio, può bastare anche il sogno.” -Emily Dickinson
A presto care amiche e amici.