Manager di noi stessi

Il manager è in grado di interpretare il presente, è abituato a riflettere ed a rimanere con il problema più a lungo; per il manager il domani è un’opportunità, condivide i suoi obiettivi, si impegna per raggiungerli, pianifica alternative, è una persona attenta e attiva, sa bilanciare lavoro, fa miglia e tempo libero.

Oggi parliamo di gestione di programmi, di progetti e di come realizzarli, facendoci aiutare da economisti e pensatori. Per il 2023, avevamo messo in programma di parlare dei grandi economisti, personaggi che hanno fatto la storia, o almeno che vi hanno partecipato per la parte economica e finanziaria.

In effetti, come nelle aziende, anche nello Stato la gestione finanziaria è di capitale importanza.

Negli Stati Uniti la crisi del 1929 fu causata da una quantità di ragioni, peraltro molto simili a quelle della più recente crisi del 2008; la soluzione dell’una e dell’altra, ricordiamo Mario Draghi alla Banca Centrale Europea con il suo famoso “whatever it takes”, è stata possibile grazie alle idee di John Maynard Keynes ed alla sua opera “Teoria Generale”.

Fino al Presidente F. D. Roosevelt, nel 1933, ed al suo New Deal, seguito alla famosa crisi del 1929, gli Stati Uniti non si erano affidati alle moderne leggi economiche Keynesiane ma rimanevano legati alle vecchie teorie del liberismo, teorie che permettevano allo Stato di provvedere soltanto ai bisogni della collettività che non potevano essere soddisfatti per iniziativa dei singoli.

In pratica, secondo la vecchia ortodossia liberista, il mercato avrebbe risolto da solo il problema della crisi, non solo, ma addirittura lo Stato non sarebbe dovuto intervenire per non turbarlo.

Grazie a Keynes, invece, lo Stato intervenne con grandiose opere pubbliche diffuse in tutto il paese, diede lavoro a dipendenti e imprese, innescò una spirale positiva impiegando copiosi fondi pubblici, proprio come il famoso PNRR europeo di questi ultimi anni.

Da sempre, prima delle idee di Drucker, i manager indicavano gli obiettivi da raggiungere, premiavano chi li raggiungeva e punivano chi non ci riusciva, ma non si occupavano del modo utilizzato, il manager non era chiamato a conoscere le tecniche necessarie, né ad indicarle o prescriverle.

In tempi ancora più recenti, il grande economista Peter Drucker scrisse opere di altissimo valore, come “Il Grande Cambiamento” del 1976, o “Il Futuro che è già qui” del 1999, descrivendo l’importanza delle qualità del manager volte a coinvolgere i collaboratori tirando fuori il meglio delle persone.

Peter Drucker propose un grande cambiamento, il management per obiettivi, ovvero un nuovo modo di organizzare l’azienda, un metodo in cui il manager è più esperto dei suoi collaboratori, è in grado di indicare l’obiettivo da raggiungere ma anche il sistema per riuscirci, senza premi o punizioni, ma creando una squadra motivata rivolta a principi di qualità e soddisfazione personale; chiamò questo “funzione etica del manager” e gli attribuì la capacità di realizzare l’intero processo del management per obiettivi. Il manager diventa anche motivatore ed ha la funzione di pilotare il cambiamento e aiutare le persone, le macchine ed i dispositivi a lavorare meglio.

Da tutto questo possiamo trarre spunti utili nel nostro lavoro:

abbiamo visto l’importanza data da J.M.Keynes all’impiego ragionato delle risorse, alla necessità di avere obiettivi chiari ed alle indicazioni di come riuscirci di Peter Drucker.

Drucker ha anche aggiunto un concetto geniale: gli obiettivi che ci poniamo devono necessariamente essere SMART, che è certamente parola abusata, ma che in questo caso è una sigla che significa che l’obiettivo deve essere:

– Specifico (specific)

– Misurabile (measurable)

– Raggiungibile (achievable)

– Realistico (realistic)

– Limitato nel tempo (time-bound)

Specifico, inteso nel senso di definito, chiaro, preciso, non generico; ad esempio “dobbiamo aumentare la produzione del 15%”;
Misurabile, ovvero valutabile in modo chiaro; ad esempio, in termini percentuali, o numerici, o scadenze, o altro, ma, in ogni caso, misurabile;
Raggiungibile, cioè non irrealistico, parte del progetto e utile, non fantasioso, ma concreto;
Realistico, ovvero pertinente e non inaccessibile, fattibile con criteri possibili;
Limitato nel Tempo, nel senso che deve avere una data di inizio e una scadenza, e, se possibile, con verifiche intermedie, o anche una serie di parametri temporali, mensili o trimestrali o altro ancora.

La ragione di tutto questo è, prima di tutto, la condivisione con tutti i partecipanti degli obiettivi proposti e, superata questa fase teorica, il coinvolgimento generale nel lavoro necessario, anch’esso dotato di caratteristiche motivanti:
–  Le persone hanno chiara fin dall’inizio del programma la loro parte nel progetto;
–  Hanno gli strumenti utili, il tempo e la conoscenza necessari ad attuarlo;
–  Con l’esperienza hanno maturato autonomia in grado di supportarle in caso di difficoltà;
–  Sentono il manager, il responsabile del progetto, a loro vicino e in grado di fornire assistenza;
–  Percepiscono l’accuratezza della pianificazione come un valore da rispettare.

Dove ci porta tutto questo? Il messaggio dei grandi pensatori che potrà guidarci nei nostri passi di ogni giorno, volti a progredire, a scegliere gli obiettivi che ci poniamo e mai a subire quello che ci accade intorno, ci insegnano a dare una svolta, a prendere coscienza di come vogliamo vivere il lavoro e il tempo libero, ci insegnano a fare programmi e a come realizzarli.

“Se esiste un segreto per essere efficaci, questo è la concentrazione.
I bravi manager fanno prima le cose più importanti e ne fanno sempre una per volta.”
(Peter Drucker)