La Scrittura Creativa

Come e perché scrivere ci aiuta anche nel lavoro

È probabile che l’argomento di oggi, la scrittura creativa, farà alzare più di un sopracciglio fra i miei carissimi lettori e d’altra parte penso di avere rimandato anche troppo questo aspetto della vita lavorativa di tutti noi che dovrebbe essere invece considerato essenziale.

Essenziale? E perché? Verrebbe di chiedersi, e apparentemente con ragione, considerando che comunichiamo abitualmente parlando, a voce o al telefono, e ascoltiamo i notiziari diffusi dai media e sul lavoro certamente ascoltiamo e parliamo con amici e colleghi per coordinarci, prendere decisioni e pianificare.

E dunque, questo scrivere?

Il fatto che voglio evidenziare è che, secondo molti studiosi, dedicare un poco di tempo, regolarmente, alla scrittura, aiuta enormemente a leggersi dentro, a conoscere sé stessi, a imparare a comprendere le nostre reazioni, a riflettere sulle situazioni in cui ci troviamo ogni giorno e, passo dopo passo, a scoprire sempre meglio le cose che amiamo e così impariamo a descriverle sempre meglio e a viverle nuovamente con lo scritto.

Pensiamo ad una giornata in cui già dal primo mattino si vedano accavallarsi gli impegni precedenti con le nuove richieste, in breve il groviglio diventa pesante e si risponde via via a quello che sembra più urgente, tralasciando altri impegni già fissati e forse anche più importanti.

Ma la stessa situazione può essere immaginata con una serie di impegni o appuntamenti già segnati e ben chiari che non avrebbero lasciato nessuno spazio per nuove aggiunte e forse avrebbero perfino potuto consentire una certa graduatoria di priorità a cui affidarci per le scelte. Ed è vero che questo si può ottenere soltanto scrivendo quello che riteniamo utile per la nostra giornata di lavoro. In altre parole, se vogliamo organizzarci meglio, occorre riflettere su ciò che vogliamo fare e perché vogliamo farlo e, una volta deciso, scrivere data e ora dell’impegno.

La parte “agenda” è ovviamente la più immediata, del resto chi è che non ha un’agenda? Ma il mio intento è di attirare la vostra attenzione su quello che viene prima, sul ragionamento che precede la data e l’ora che assegniamo all’impegno, cioè il ragionamento che ha portato a prendere la decisione di fare questa o quella cosa prima o dopo di quella o di quell’altra.

Il processo di prendere decisioni è alquanto interessante e viene spesso trattato come una vera e propria capacità da curare, preparare e potenziare per ottenere risultati migliori, nel senso di più vicini possibile all’obiettivo che ci siamo posti.

Il fatto che rende utilissima la scrittura risiede nella necessaria riflessione per dare forma al pensiero, trovare le parole più adatte, scrivere frasi brevi, concise e ragionate, in grado di connettere le idee con i comportamenti, i pensieri con i fatti.
Certe volte succede anche che la nostra mente sia così oppressa da mille e mille pensieri, così schiacciata da troppi progetti, troppe cose a cui pensare, che sembra lavorare a fatica, perdere le potenzialità abituali, non riuscire a fornirci le risposte su cui contiamo, ed anche in questo caso non c’è soluzione migliore della scrittura, perché questa riesce a liberare la mente, a darle respiro, a scaricarla da grovigli di pensieri spezzettati e disorganizzati e, contemporaneamente, consente di dare una forma ai pensieri, di vederli elencati in bell’ordine ed espressi con parole chiare, già pronti per diventare operativi.

Fin dall’antichità si è utilizzata la forma del “diario”, non solo per non lasciar dissolvere i ricordi ma anche per trasmettere agli altri una parte di noi, pensiamo al “Milione” di Marco Polo o al “Diario di Bordo” di Cristoforo Colombo, entrambi così ricchi di informazioni e pensieri che hanno permesso agli studiosi di ricostruire le manovre e la vita a bordo delle caravelle, così come la vita in Cina nel XIII secolo, le città, gli eserciti, ricchezza e povertà, cultura e potere.

Si è utilizzata anche la forma dei “dialoghi”, conversazioni reali o ipotetiche attraverso le quali l’autore si poneva domande e si dava risposte, per comunicare le proprie riflessioni, per dare forma a ragionamenti filosofici, e con ciò, creando infinite opportunità di successive rivelazioni, domande senza risposta e idee in libertà per menti aperte, sempre più aperte.
Del resto, se i dialoghi più famosi sono quelli di Platone, non sono da meno quelli di Seneca e sono altrettanto noti, soprattutto in Asia, quelli di Confucio, insieme a molti altri filosofi, poeti e scrittori.

Un triste giorno al Beethoven trentenne fu tolta ogni speranza di guarigione, la sua sordità sarebbe stata definitiva; egli fu preso dallo sconforto, molto tempo fu necessario insieme al suo infinito impegno per riuscire a continuare a comporre in tale situazione, ma la storia ci racconta che non smise mai di comunicare con gli altri. Sono famose le sue lettere a conoscenti e amici, così come i suoi “Quaderni di Conversazione”, così chiamati perché li utilizzava con i suoi visitatori che vi ponevano domande alle quali egli rispondeva per iscritto, aggirando la sua menomazione. Dalle lettere e dai quaderni possiamo ricavare i suoi pensieri e le sue angosce, la forza delle decisioni ed il suo genio, la disperazione per la sordità ed i pensieri sul suicidio da cui fu trattenuto proprio dalla condivisione delle riflessioni.

L’ampio universo dello studio sulla crescita personale si arricchisce ogni giorno di nuovi testi sullo sviluppo della scrittura creativa finalizzata al miglioramento delle capacità di interagire, ci sono corsi online e perfino aule dedicate, gruppi aziendali che istruiscono gli addetti al marketing e gli uffici vendite, tutti hanno registrato notevoli miglioramenti.

Sul lavoro ognuno di noi può trarre profitto da una chiarezza mentale resa più acuta e organizzata, da una vitale e crescente motivazione per realizzare nuovi progetti e, passo dopo passo, arrivare ad una brillante capacità di vedere le cose sotto angolazioni diverse e pensare a soluzioni e proposte nuove e vincenti.

“Nulla dies sine linea”, ovvero: nemmeno un giorno senza scrivere una riga. – Plinio il Vecchio

 

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