Care amiche, cari amici, eccomi a voi con la nuova Newsletter dello Studio Gaudenzi.
L’incertezza del domani è un tema dominante nella vita delle persone e delle loro attività, coinvolge la sfera delle paure e può rallentare o impedire lo sviluppo delle aziende.
Pensiamo ad un investimento in nuovi impianti o macchinari, o alla sostituzione per aggiornamento delle procedure informatiche, o anche all’acquisto di nuovi mobili per gli uffici; ogni scelta, dentro di noi, deve superare lo sbarramento del timore del domani, deve superare il dubbio di quello che potrebbe accadere, deve vincere la resistenza dell’incognito.
Una potente, personale, sfera di cristallo, a disposizione di tutti noi, è l’apprendimento continuo, l’incessante incremento di conoscenza come nostra personale magia che ci anticipa il futuro, una possibile soluzione all’accrescimento delle nostre capacità manageriali, alla valutazione consapevole del ritorno dall’investimento, del rischio finanziario e del vantaggio economico.
Joseph Patrick Kennedy, padre del presidente John Fitzegerald, ucciso a Dallas nel 1963, è ancora ricordato per il suo straordinario successo al tempo in cui tutti gli altri languivano in una profonda crisi.
Eravamo alla fine degli anni Venti del secolo scorso, il crollo di Wall Street del 1929 era alle porte e si avvicinava rapidamente la Grande Depressione degli anni Trenta. Joseph, dopo aver praticato ogni possibile stratagemma per vincere, non sempre correttamente, al gioco degli affari in borsa, ne uscì di colpo, un attimo prima del terremoto che spazzò via gran parte della finanza americana, ed investì, con mani forti, la liquidità in immobili e terreni che tutti svendevano a causa del tracollo, e, in pochi anni moltiplicò il suo patrimonio. Quest’uomo aveva maturato una conoscenza che gli permise di anticipare eventi imprevedibili e di trarne profitto.
Succede talvolta ad ognuno di noi di procrastinare, di rimandare un compito impegnativo o poco allettante, o magari una sorta di impegno senza ricompensa; certamente Joseph Patrick Kennedy non rientrava affatto in questo schema e, Peter Senge, lo ricordate? descrive magnificamente questa tendenza con il racconto della rana:
Immaginiamo una pentola piena di acqua in giardino pronta per un bel pranzetto all’aperto; una rana vi salta dentro e si guarda intorno, beve un poco e rimane a godersi protezione e frescura; ma, di lì a poco arrivano gli ospiti e qualcuno accende il fuoco, l’acqua si scalda lentamente e la rana rimane a godersi l’acqua tiepida, poi l’acqua si scalda ma la rana oramai ci sta bene e piano piano si abitua, finché ad un certo punto l’acqua bolle, la rana perde sensibilità e non può più scappare. Ovviamente se la rana avesse trovato l’acqua bollente quando è entrata avrebbe spiccato un gran balzo e ne sarebbe uscita immediatamente e senza danni. Quale scenario ci piace attivare per noi? Siamo la rana al calduccio o quella del gran balzo?
Questa rappresenta una delle sette difficoltà dell’apprendimento secondo Senge: con una certa superficialità si fanno scelte apparentemente facili, comode e condivise, ovvero l’acqua tiepida; ma, senza conoscenza, immaginazione e creatività, possiamo intravedere il risultato davanti ai nostri occhi, aziende decotte e rane bollite.
Ai primi anni Novanta all’interno di Kodak, la più grande azienda nel campo delle pellicole fotografiche dell’epoca, veniva conservato ancora nel cassetto il brevetto della fotocamera digitale, inventata nel 1973 nel suo centro studi dal promettentissimo ingegnere 24enne appena entrato, Steven Sasson.
A proposito di rane bollite, Eastman Kodak ebbe un discreto profitto dalla vendita del brevetto del suo eccellente ingegnere ma perse del tutto la miniera d’oro della foto digitale, rimanendo appesa al ramo delle pellicole mentre cadeva l’intero albero di tutto il mondo analogico, che, in breve, la portò alla bancarotta.
La mancanza di conoscenza, unita all’attaccamento al modo di pensare che “ha sempre funzionato”, impedisce la visione d’insieme, mostra la spiaggia e non il mare, la collina e non le montagne, l’albero e non la foresta.
Un aspetto da prendere in esame riguarda il peso dei problemi che si devono affrontare, e non mi riferisco soltanto alle difficoltà a superarli, ma intendo evidenziare l’ostacolo che si pone davanti al professionista o all’imprenditore nel momento in cui sente sulle proprie spalle una grande zavorra di responsabilità cui deve fare fronte, superare la sfida e registrare un successo a vantaggio della sua impresa.
A questo proposito, Peter Senge scrive una serie di preziose evidenze, utilissime a chi abbia intenzione di intraprendere la via del cambiamento attraverso la conoscenza e l’apprendimento continuo come quinta disciplina:
1) I problemi che affrontiamo oggi sono derivati dalle soluzioni di ieri;
2) La via di uscita più facile, in genere, ci riporta all’interno del problema;
3) In alcuni casi accade che la cura sia peggiore della malattia;
4) Cambiamenti troppo rapidi sono più lenti, occorre tempo al tempo, ma solo quanto basta;
5) Piccoli cambiamenti costanti conducono a grossi risultati;
6) Cercare di attribuire le colpe a qualcuno allontana dalla soluzione.
Sostengo a spada tratta la straordinaria efficacia dei piccoli cambiamenti costanti che portano a grossi risultati, e vi invito a fare delle prove sia nella vita privata e nel tempo libero che in azienda; per esempio, per chi ha un lavoro sedentario, ordinare la scrivania prima di iniziare ogni mattina, oppure alzarsi per pochi minuti ogni ora facendo allungamenti, ma anche, per gli altri, l’abitudine a rinunciare all’auto camminando per un poco ogni giorno, come pure parlare per dieci minuti con tutti i collaboratori ogni giorno o telefonare a clienti e amici almeno cinque minuti al giorno e, infine, ridurre il tempo di esposizione al cellulare a vantaggio di letture e riflessioni.
A distanza di un mese o due non potrete più rinunciare a queste nuove abitudini, vi stupirete di come non avete cominciato prima e sarete pronti per fare ancora di più.
Il segreto del cambiamento è concentrare tutta la tua energia non nel combattere il vecchio, ma nel costruire il nuovo. – Socrate